Nato dall’idea di quattro società pubbliche, Cap Holding, Ianomi, Tam e Tasm, il progetto “Case dell’acqua” intende incentivare e promuovere un maggior utilizzo dell’acqua pubblica di qualità, valorizzandone l’importanza come bene comune.

Tutte operative da parecchi anni nel settore della depurazione, queste quattro società hanno progressivamente finanziato la realizzazione di impianti di erogazione dell’acqua pubblica, ciascuna nel proprio territorio di competenza.

Grazie a questo progetto, i cittadini delle aree interessate hanno potuto godere, e godono tutt’oggi, di un servizio pubblico di qualità che fornisce loro acqua nelle versioni naturale e frizzante.

La diffusione del progetto incide, in maniera incisiva, sulla salvaguardia dell’ambiente, divenendo esempio concreto di sostenibilità ed economicità.

Le 50 case attualmente realizzate, consentono, ogni anno, di non produrre circa 30 milioni di bottiglie di plastica, non far viaggiare 3.200 tir, non consumare 1.750 tonnellate di petrolio e 15 mila metri cubi d’acqua, non immettere in atmosfera 1.500 tonnellate di CO2 e 17.500 chilogrammi di monossido di carbonio (CO).

Si tratta di una iniziativa che offre parecchi vantaggi. Questi, tuttavia, non riguardano solo l’ambiente.

Le Case dell’acqua divengono, infatti oggi, occasioni importanti per cambiare le abitudini degli italiani e favorire una diversa percezione della realtà e della comunità. Questi nuovi spazi divengono importanti punti di aggregazione, passaggio e confronto, il tutto finalizzato alla crescita di un maggior benessere per tutti.

L’iniziativa sembra avere un grande seguito, moltissimi sono infatti i cittadini che quotidianamente usufruiscono di questo servizio pubblico.

Questa partecipazione punta anche a far abbandonare l’errata percezione, ormai condivisa dai più, che l’acqua del rubinetto non sia buona da bere.

È un luogo comune ormai ben  radicato negli italiani che li spinge ad acquistare enormi quantità acqua in bottiglia.

L’Italia, è risaputo, è la più grande consumatrice di acqua in bottiglia d'Europa.

Un’anomalia se si considera che le nostre acque vengono sottoposte a numerosi controlli e sono quindi più che buone, pure, economiche e soprattutto non inquinanti.